L' Italia sotto dittatura

IL FASCISMO, IL NAZISMO, LA TRAGICA MARCIA VERSO LA 2a GUERRA MONDIALE


foa1.jpg (12189 byte)
Dicembre 1935: la regina d'Italia offre la fede
d'oro alla patria. E' l'esempio per milioni di italiani
La Conferenza di pace si apre l' 18 gennaio 1919 nella reggia di Versailles a Parigi e si protrasse per oltre un anno e mezzo.
Nella definizione dei nuovi equilibri mondiali giocano ruolo determinante il presidente statunitense Wilson, che propose una carta di principi in cui spiccavano l'autodeterminazione dei popoli e la necessità di dar vita ad un organismo sovranazionale (la Societa delle Nazioni) capace di dirimere le controversie tra gli Stati. La Grande Guerra sancisce la fine dell'egemonia europea sul mondo.
In politica estera Mussolini, dopo l'incidente di Corfù del 1923, non si discostò dall'obiettivo del mantenimento dello status quo in Europa con una politica prudente e scevra da avventure militari, nonostante la retorica nazionalista. L'Italia mantenne ottime relazioni con Francia e Inghilterra, collaborò al ritorno della Germania nel sistema delle potenze europee pur nei limiti del Trattato di Versailles, tentando altresì di estendere la sua influenza verso i paesi sorti dallo sfacelo dell'Impero austro-ungarico (Austria e Ungheria) e nei Balcani (Albania, Grecia) in funzione anti-jugoslava. L'Italia fu inoltre uno dei primi paesi europei a stabilire nel 1929 relazioni diplomatiche con l'Unione Sovietica. Nel 1934 Mussolini si erse a difensore dell'indipendenza dell'Austria contro le mire annessionistiche della Germania hitleriana.

L'avvento del nazismo in Germania e il successi di Hitler negli anni 1934-36 di fronte alla sostanziale inazione delle democrazie occidentali, convinsero Mussolini (che era ormai caduto nella trappola della sua stessa propaganda, iniziando a credersi davvero infallibile) che vi fosse per l'Italia l'opportunità di espandere ulteriormente il suo prestigio e le sue conquiste territoriali, pur con un apparato industriale gracile e provato dalla crisi economica del 1929 e con un esercito arretrato e mal equipaggiato. Nel 1935 l'Italia invase con un pretesto l'Etiopia che venne rapidamente conquistata (maggio 1936: proclamazione dell'Impero) pur con atrocità quali l'impiego di gas e stragi indiscriminate contro l'opposizione della popolazione locale.
Pochi mesi dopo l'Italia fascista si schierò con i franchisti nella guerra civile spagnola, inviando anche un corpo di spedizione di 20.000 uomini. Lungi dal rafforzare economicamente il paese, queste imprese indebolirono il consenso al regime gettando i primi semi del risentimento popolare, e in politica estera lo allontanarono da Francia e Inghilterra spingendolo ad allinearsi in maniera crescente con la Germania nazista (1936: Asse Roma-Berlino, 1937: Patto Anticomintern comprendente anche il Giappone; 1938: acquiescenza di Mussolini all'annessione dell'Austria; 1939: Patto d'Acciaio in funzione offensiva). Nel 1938 Mussolini fece promulgare dal re le leggi razziali antisemite, che non avevano precedenti in Italia e che furono applicate senza entusiasmo. Nel marzo 1939, senza alcuna vera ragione, ordinò l'occupazione dell'Albania già saldamente nella sfera d'influenza italiana.

Nonostante le clausole del Patto d'Acciaio (assistenza automatica in caso di guerra), nel settembre 1939 Mussolini si dichiarò non belligerante, ma nel giugno 1940, contro la volontà di gran parte delle gerarchie fasciste, entrò in guerra contro Francia ed Inghilterra, fidando nella rapida vittoria tedesca. L'impreparazione dell'esercito e l'incapacità dei suoi comandanti condussero a terribili sconfitte su tutti i fronti (Grecia 1940) e alla rapida perdita delle colonie dell'Africa Orientale (1941) e della Libia (1943) che aprì le porte all'invasione della Sicilia.

Il 25 luglio 1943 un colpo di stato ordito da parte del Gran Consiglio del Fascismo con l'appoggio del Re portò all'arresto di Mussolini e all'improvviso crollo del fascismo, che si dissolse tra il giubilo della popolazione, ma non alla conclusione della guerra che si protrasse per alcune settimane nella crescente ambiguità del nuovo governo Badoglio. Con l'8 settembre iniziò la fase terminale del fascismo, che ritornò alle sue origini repubblicane e socialisteggianti con la fondazione della Repubblica Sociale Italiana (RSI), detta anche Repubblica di Salò, con a capo uno sfiduciato e ormai spento Mussolini. La RSI, ultimo stato fascista in Italia, vide anche la partecipazione di alcuni effettivi dell'esercito, ormai sbandato, ed altri elementi non appartenenti al fascismo, che tentavano di riscattare qualcosa dell'onore italiano perduto l'8 settembre con l'improvviso cambio di alleanza a favore degli alleati, fatto vergognoso anche per le modalità con cui avvenne ed il comportamento inqualificabile tenuto dal maresciallo Badoglio, dal Re Vittorio Emanuele III e dallo stato maggiore dell'esercito italiano. Come la Repubblica di Vichy in Francia, anche quella di Salò fu sostanzialmente uno stato satellite della Germania Nazista, seppur con un minimo di autonomia in più dovuto alla stima che Hitler ancora nutriva per Mussolini, e le forze repubblichine furono soprattutto impegnate nel controllo del territorio e la repressione dei movimenti partigiani.
Il 25 aprile 1945 la liberazione del nord Italia e la fucilazione di Mussolini segnarono la fine della guerra e del fascismo in Italia, che sopravvisse sotto nuove forme, nonostante il divieto della Costituzione Repubblicana, nei partitini monarchici e soprattutto nel Movimento Sociale Italiano di Giorgio Almirante: molti ex-ministri fascisti e notabili del partito si riciclarono poi nella neonata Democrazia Cristiana, che vinse le elezioni del 1948 con una maggioranza schiacciante e governò l'Italia del dopoguerra per decenni. L'MSI abbandona nel 1994 ogni residuo legame con il movimento mussoliniano e si trasforma in Alleanza Nazionale.